A ritroso nel tempo: come si curava l’igiene nell’America coloniale

Ecco come si curava l’igiene nell’America coloniale

Spesso diamo per scontato l’accesso all’acqua corrente e a una vasta scelta di prodotti per lavarsi, senza renderci conto che, nell’epoca coloniale, tutto questo non esisteva. La mancanza di questi beni riservati all’igiene rendeva l’America molto poco pulita, come osservò un viaggiatore inglese: “sporca, al limite del bestiale”. Oggi faremo un tuffo nel passato per tornare all’epoca coloniale e vedere come erano messi riguardo all’igiene personale.

Un catino d’acqua ed un panno bagnato

Poiché all’epoca coloniale l’acqua corrente in casa non esisteva, i coloni non facevano il bagno. Gli unici a godere di questo trattamento erano i bambini, ma non per lavarli, bensì per temprarli.

Un catino d’acqua ed un panno bagnato

Per quanto riguarda gli adulti, di solito si lavavano detergendo lo sporco dalla pelle nuda con un panno bagnato in un secchio d’acqua, praticamente allo stesso modo in cui si tolgono le macchie dalle mensole.

Latrine

Il fatto che, all’epoca coloniale, le case avessero latrine e vasi da notte in camera per i bisogni è ovvio. La cosa peggiore è che il “contenuto” veniva poi gettato fuori dalla finestra.

Latrine

Tutte queste deiezioni umane finivano poi nei corsi d’acqua, nei laghi e nei fiumi, causando la contaminazione dell’acqua potabile e la diffusione di malattie. A quell’epoca, la mancanza di un sistema fognario efficiente ha portato alla morte molti individui.

Strumenti per la pulizia di orecchie e denti

Gli archeologi hanno recentemente scoperto un bastoncino d’argento per le orecchie risalente al XVII secolo, che molto probabilmente veniva usato per pulire anche le unghie, i denti e varie altre parti del corpo.

Strumenti per la pulizia di orecchie e denti

Si potrebbe pensare che questo strumento abbia una sola parte utile; in realtà, è dotato di diverse punte per varie funzioni. L’estremità principale è uno strumento di pulizia, mentre le altre parti più piccole servono a pulire diverse parti del corpo, come unghie e denti.

Parrucche incipriate

Molte foto e dipinti dell’epoca coloniale ritraggono spesso uomini della classe benestante con parrucche bianche. Ebbene, bisogna sapere che questi copricapi hanno una storia particolare.

Parrucche incipriate

La presenza di pidocchi era un problema comune all’epoca coloniale e la soluzione migliore era quella di radersi i capelli e coprire il capo rasato con una parrucca fatta di pelliccia animale. Tuttavia, queste parrucche attiravano anch’esse i pidocchi e altri insetti a causa della pomata e dei prodotti utilizzati per trattarle. Era una vera e lotta agli insetti senza pari.

Sapone per stoviglie e bucato

A differenza di oggi, i saponi per il bagno erano un lusso che possedevano solo i coloni ricchi. L’unico detergente disponibile per i comuni cittadini era un intruglio di liscivia, ottenuto da una miscela di grasso animale, cenere e soda caustica.

Sapone per stoviglie e bucato

Purtroppo, questo sapone era troppo aggressivo per un bagno regolare e troppo costoso da sprecare, tanto che ci si lavavano solo le stoviglie e la biancheria più sporca (biancheria intima, pannolini e grembiuli). Questa scelta non dovrebbe sorprendere, dal momento che i coloniali non si preoccupavano molto dell’igiene.

Radersi era un’esclusiva degli uomini

Quasi tutti gli uomini non erano mai stati interessati a togliere i peli superflui di qualsiasi parte del corpo fino alla fine del XVIII secolo. In quel periodo, i barbieri erano principalmente uomini di colore che prestavano i loro servizi solo a persone dello stesso sesso.

Radersi era un’esclusiva degli uomini

Per quanto riguarda le donne, non ci sono prove che dimostrino che si siano mai depilate. La probabilità che le donne si depilassero da sole è bassa, poiché rischiavano di farsi uscire il sangue se l’operazione fosse stata eseguita in modo scorretto.

I coloni si lamentavano dei “parassiti”

Quando visitò Jamestown, il capitano John Smith rimase subito deluso dall’ambiente perché era infestato da quelle che descrive come “creature fastidiose” (soprattutto mosche, zanzare, pidocchi e scarafaggi).

I coloni si lamentavano dei “parassiti”

I coloni, infatti, dovettero lottare contro pidocchi e pulci, che quotidianamente si ritrovavano sugli indumenti. Alcuni missionari, come George Henry Loskiel, si lamentavano di un grosso insetto, soprannominato localmente “cenere vivente” perché il suo morso pungeva come un carbone ardente.

La dissenteria era diffusa

Come anzidetto, non esistevano servizi igienici adeguati e le latrine erano spesso vicine a sorgenti d’acqua. Pertanto, le malattie erano la norma in tutte le colonie. Bambini e adulti si ammalavano regolarmente di colera, dissenteria e febbre tifoidea.

La dissenteria era diffusa

Questo problema è stato particolarmente sentito quando fece la sua comparsa in uno dei momenti più importanti della storia: quasi due terzi dell’esercito di George Washington perì di tifo, dissenteria, influenza e altre malattie infettive.

Odori femminili

Abbiamo già detto che le opinioni e le informazioni sull’igiene non erano uguali per tutti durante l’epoca coloniale, quindi le persone si lavavano nel modo a loro più congeniale. Tuttavia, i medici consigliavano alle donne di lavarsi regolarmente per evitare malattie che avrebbero potuto colpire gli organi riproduttivi.

Odori femminili

Purtroppo, la società dell’epoca tendeva a non uniformarsi al punto di vista dei medici e, come molti altri, il padre fondatore Thomas Jefferson, incoraggiava le donne (in particolare sua figlia) a difendersi dagli uomini offendendo il naso…

Le famiglie facevano il bagno nella stessa acqua della vasca

Sebbene il bagno non fosse una routine quotidiana all’epoca coloniale, i coloni si prendevano un po’ di tempo durante la settimana o il mese per lavarsi accuratamente. Questa operazione comportava che si attingesse l’acqua dal pozzo, la si riscaldasse con il fuoco e la si versasse in una vasca da bagno portatile fatta di legno.

Le famiglie facevano il bagno nella stessa acqua della vasca

Dopo aver fatto tutto ciò, la famiglia faceva il bagno a turno nella stessa vasca d’acqua. Questa non era un’abitudine di tutti gli americani, ma era una pratica molto comune.

Tutti facevano lo stesso numero di bagni

L’igiene personale non era un problema all’epoca coloniale, quindi le persone, indipendentemente dalla loro condizione sociale, facevano lo stesso numero di bagni all’anno. Tuttavia, i benestanti indossavano abiti più ampi e disponevano dei profumi che, eventualmente, confondevano i cattivi odori.

Tutti facevano lo stesso numero di bagni

D’altra parte, i poveri non potevano permettersi abiti e profumi in quantità, per cui, tendenzialmente, avevano un odore meno gradevole rispetto alle classi più agiate. Tuttavia, questo non era un problema, poiché non ci si aspettava che nessuno avesse un odore di rosa.

Abiti da toilette

Nel XVIII secolo, quasi tutte le donne indossavano abiti voluminosi con crinoline e busti. Questo abbigliamento era difficile da togliere, di conseguenza molto difficile da gestire quando si trattava di andare in bagno.

Abiti da toilette

Per fortuna, indossavano mutande con uno spacco sul cavallo, che permetteva alle donne mettersi sopra la latrina o il vaso semplicemente accuciandosi, senza doversi spogliare completamente. Ovviamente, bisognava fare molta attenzione in questo frangente per evitare di sporcarsi.

Lavaggio una volta al mese

A causa dell’influenza religiosa, i capelli di una donna erano considerati il suo “fiore all’occhiello”, quindi più lunghi e sani erano, meglio era.

Lavaggio una volta al mese

Il metodo per mantenere i capelli sani prevedeva di lavarli solo una volta al mese, o due volte, se erano troppo grassi. Questa routine serviva a preservare l’olio naturale dei capelli, poiché i detergenti di allora lasciavano i capelli e la cute particolarmente secchi. Questa secchezza era dovuta al fatto che il detergente era fatto con una sostanza aggressiva chiamata “liscivia”.

Si preferiva coprire il proprio odore

Poiché il bagno non era un’abitudine frequente dell’epoca coloniale, le persone consideravano metodi alternativi per affrontare la giornata senza avere un odore terribile.

Si preferiva coprire il proiprio odore

Per le donne altolocate, la scelta migliore era quella di acquistare acqua di colonia o del profumo, mentre le meno abbienti optavano per una polvere profumata a buon mercato, che assorbiva anche l’umidità. Per gli uomini, la soluzione più comune era il bay rum, una profumazione particolare che nasce dalla combinazione di spezie e profumo con il rum.

Niente spazzolini da denti

Lo spazzolino da denti è un’invenzione che risale alla metà del XVIII secolo; prima di allora, le persone si pulivano i denti in una varietà di modi.

Niente spazzolini da denti

Alcuni di questi modi consistevano in sciacquarsi accuratamente la bocca con dell’acqua per eliminare le particelle di alimenti e la saliva, strofinarsi i denti con un panno umido o di masticare un bastoncino di erbe per pulire lo sporco intorno ai denti e ottenere un alito ragionevolmente fresco. Sebbene questi metodi fossero tutto sommato sufficienti, non erano efficaci come lo spazzolino di oggi.

L’acqua fa morire

All’epoca coloniale, era credenza comune che esporre la pelle a un’eccessiva quantità d’acqua potesse essere fatale perché l’acqua si infiltrava nella pelle e annegava l’individuo all’interno. Per questo motivo, le persone si immergevano brevemente nell’acqua o indossavano degli abiti per farlo.

L’acqua fa morire

Fortunatamente, quest’idea ridicola finì a metà del XVIII secolo, quando il periodo illuminista rivelò i benefici per la salute dell’esposizione della pelle nuda all’acqua e alla luce del sole, creando così una nuova prospettiva sul tema dell’igiene.

I bagni pubblici non servivano principalmente a fare il bagno

A metà del XVIII secolo, i bagni facevano già parte della vita quotidiana dei cittadini, ma non erano stati creati per lavarsi. Erano invece un tipo di cura medicinale e un modo fantasioso per i ricchi di rilassarsi in una giornata noiosa.

I bagni pubblici non servivano principalmente a fare il bagno

Infatti, il governatore del Re della colonia della Virginia usava spesso i bagni per rinfrescarsi nelle giornate più calde negli anni 1770/80. La maggior parte di queste sale da bagno erano simili a quelle degli antichi romani di qualche buon secolo prima.

La biancheria intima puliva le parti del corpo?

Tra le tante credenze sull’igiene dell’epoca coloniale, era prevalente l’idea che la biancheria intima fosse l’agente che puliva le parti del corpo. Diversi popolani ed anche persone facoltose tenevano in grande considerazione la propria biancheria intima, ritenendo che assorbisse le impurità del corpo.

La biancheria intima puliva le parti del corpo?

Per questo motivo, si usava mostrare un lembo della propria biancheria intima di lino, in modo che gli altri potessero vedere la loro purezza morale. Il concetto che la rettitudine morale si misurasse dall’abbigliamento si può vedere anche negli ecclesiastici che indossavano un colore bianco.

Biancheria da letto pulita

Possiamo ammettere che l’epoca coloniale non era così beata come sembrava nel film d’animazione della Disney, Pocahontas, ma la situazione diventa ancora più strana proseguendo con questa rassegna.

Biancheria da letto pulita

Nel ‘600, i Puritani pensavano che avere della biancheria da letto impeccabile fosse direttamente legato alla pulizia del corpo. Infatti, la maggioranza considerava antigienico e immorale andare a letto senza essersi spogliati. In altre parole, si doveva dormire nudi solo per mantenere le lenzuola pulite.

La salute orale dei nativi

Mentre gli europei che arrivarono curavano poco l’igiene orale, i nativi mantenevano i denti sani con vari sistemi. Tra questi, lo sfregamento di carbone di legna sui denti, la masticazione di erbe alla menta per un alito fresco, lo spazzolamento con un bastoncino da masticare ed altro.

La salute orale dei nativi

Oltre alla scarsa salute orale, gli europei seguivano una dieta assolutamente dannosa per i denti. Uno dei principali responsabili era il consumo eccessivo di zucchero nel tè.

L’igiene personale dei nativi americani

I nativi americani sapevano che fare il bagno è un modo efficace per mantenersi in salute e proteggersi dalle malattie. Per questo motivo, si lavavano liberamente nei ruscelli e nei fiumi e usavano foglie e altri metodi rozzi per pulirsi.

L’igiene personale dei nativi americani

Inoltre, non condividevano il modo con cui i coloniali curavano l’igiene, in particolare l’uso del fazzoletto. Lo consideravano un accessorio disgustoso, poiché l’idea di portare in giro il proprio muco era ributtante.

Le malattie europee spazzarono via i nativi

La storia ci tramanda che le malattie europee furono la causa della morte del 90% dei nativi che vivevano sulle coste del New England. Queste malattie si moltiplicarono a causa della scarsa propensione a fare il bagno da parte dei coloniali.

Le malattie europee spazzarono via i nativi ì

Purtroppo, le malattie continuarono ad uccidere milioni di nativi americani per decenni dopo il 1620, quando arrivarono i Padri Pellegrini. Questo fatto storico è la prova delle conseguenze di una scarsa igiene e di cattive condizioni igienico-sanitarie in generale se si verificano su larga scala.

L’acqua non andava necessariamente di pari passo con la pulizia

Sarà anche impossibile da credere, ma si dice che Luigi XIV abbia fatto solo tre bagni in tutta la sua vita. Questo fatto non è una sorpresa, dato che abbiamo già stabilito che il bagno non era una pratica comune nel XVII secolo.

L’acqua non andava necessariamente di pari passo con la pulizia

Ci si lavava spesso le mani, il viso e i piedi, ma raramente ci si immergeva nell’acqua. Infatti, era convinzione comune che spogliarsi completamente e immergersi nell’acqua fosse malsano e immodesto.

Convincere i coloniali a lavarsi

I coloniali non emanavano un odore gradevole a causa della scarsa igiene personale. Questo odore era talmente ripugnante per i nativi americani che cercarono di convincerli a lavarsi più frequentemente. Ovviamente, questo sforzo non produsse alcun risultato.

Convincere i coloniali a lavarsi

Questo fatto è stato riportato in una biografia del 1965 scritta da un pellegrino del Mayflower, recentemente arrivato a Plymouth. Se solo i coloni avessero ascoltato i nativi americani, si sarebbero risparmiati continui malanni e morti.

La sifilide era una malattia molto diffusa

Nel corso del ‘400, gli spagnoli arrivarono sulle coste del Nuovo Mondo e portarono inconsapevolmente anche la sifilide. Non ci volle molto perché la malattia si diffondesse in tutto il campo a causa della mancanza di igiene personale. Ma non è finita qui.

La sifilide era una malattia molto diffusa

La malattia si è evoluta in un’epidemia e, poiché all’epoca i medici non potevano fare molto, è rimasta la quarta causa di morte fino alla Seconda Guerra Mondiale

I nativi americani avevano denti più sani

Poiché i nativi americani avevano un’eccellente igiene orale, avevano denti migliori e più sani rispetto agli europei, che erano macchiati e cariati.

I nativi americani avevano denti più sani

Avevano dei denti così sani che li scambiavano per denaro con i ricchi coloniali, come George Washington, che avevano bisogno di una dentiera. A proposito di Washington, le voci sui suoi denti di legno sono false; essi erano costituiti da oro, metallo e altri materiali non organici.

Le condizioni malsane hanno facilitato il progresso della medicina

Le condizioni malsane hanno facilitato il progresso della medicina

A causa della crescente diffusione delle malattie, i medici dovettero ricercare dei metodi più rapidi ed efficaci per curare i pazienti. Inoltre, per via della guerra, i chirurghi divennero più specializzati, poiché i pazienti non mancavano di sicuro per testare e perfezionare nuove tecniche.

I neonati non si usava lavarli

Gli ospedali moderni considerano obbligatorio fare il bagno ai neonati per la pulizia e la prevenzione di potenziali proliferazioni batteriche. Tuttavia, le cose erano leggermente diverse per le madri dell’epoca coloniale.

I neonati non si usava lavarli

Sebbene le madri dell’epoca coloniale facessero regolarmente il bagno ai loro figli, il loro scopo non era quello di pulirli, ma di “temprarli” contro future malattie e altri disturbi. In altre parole, pensavano che il bagno dei bambini funzionasse come un vaccino o una forma di immunizzazione.

Le donne non potevano radersi

Come già accennato, nell’epoca coloniale la rasatura era compito dei barbieri professionisti, anch’essi uomini, di colore, e nessuna osava depilarsi per paura di farsi uscire il sangue. Questo fatto spiacevole rendeva la depilazione per le donne quasi impossibile, con il risultato che dovevano togliersi i peli strappandoli.

Le donne non potevano radersi

Usavano anche creme depilatorie a base di pietra calcarea e arsenico per rimuovere i peli dai punti indesiderati. Alcune lasciavano che i peli crescessero senza problemi, il che importava poco dal momento che erano sempre completamente vestite.

La cura per la calvizie

Come al giorno d’oggi, gli uomini dell’epoca coloniale cercavano in tutti i modi di salvare la capigliatura dalla calvizie incipiente. Un metodo standard era quello di strofinare sulla testa una miscela di escrementi di pollo e potassio per stimolare la crescita. Erano proprio disperati!

La cura per la calvizie

Il rimedio non faceva tanto effetto, come dimostrano le zone calve sulle teste di molti personaggi nel corso della storia, come William Shakespeare. Non si può fare a meno di chiedersi quanto tempo ci sia voluto prima che si rendessero conto della sua inefficacia.

Strani rimedi per la tosse

Prima di avere continuamente a disposizione dei pazienti che hanno portato allo sviluppo della medicina, i medici cercavano di curare la tosse con un intruglio contenente circa mezzo chilo di zucchero e mezzo chilo di lumache attive. Non bava di lumaca, ma lumache vive e vegete.

Strani rimedi per la tosse

Ritenevano che la bava avrebbe rivestito le pareti della gola, avendo così la meglio sulla tosse. Ma, come il precedente rimedio a base di escrementi di pollo e potassio, anche questo strano metodo si rivelò inefficace.

Lo sterco di coccodrillo come contraccettivo

Tra i tanti metodi fantasiosi di controllo delle nascite, gli escrementi di coccodrillo sono in cima alla lista. Si trattava dello sterco del rettile modellato dalle donne fertili, che poi lo inserivano all’interno dell’organo riproduttivo per prevenire gravidanze indesiderate.

Lo sterco di coccodrillo come contraccettivo

Questo sistema buffissimo era una pratica comune tra le giovani donne e le madri sposate alla ricerca del modo migliore per impedire la fecondazione. Fortunatamente, la medicina è entrata in scena e ha fatto aprire gli occhi, di modo che la procedura divenne a poco a poco irrilevante.

Assorbenti igienici di fortuna

Le donne sono innegabilmente creature speciali e hanno bisogno di cure speciali ogni mese. Purtroppo, poiché i prodotti sanitari sono un’invenzione moderna, le donne dell’epoca coloniale dovevano costruirsi assorbenti e tamponi con i materiali che trovavano nel loro ambiente.

Assorbenti igienici di fortuna

I metodi consistevano nell’assorbire le perdite con un panno piegato o nell’estrarre il muschio dalla foresta per fungere da pannolino artificiale. Ovviamente, questa pratica non dava grandi risultati, in quanto provocava infezioni e proliferazione di batteri.

Bellezza malata

Nel XVIII secolo, il tratto principale che la società valutava come indice di bellezza di una donna era il pallore della sua pelle. Non si tratta di un criterio strano, visto che è ancora prevalente in luoghi come la Corea.

Bellezza malata

Tuttavia, il problema di questa regola era che le donne acquistavano ed applicavano della polvere di gesso per far apparire il viso più bianco, mentre altre arrivavano addirittura ad ingerirlo, il che le rendeva effettivamente pallide, ma solo perché si ammalavano.

I denti marci erano simbolo di ricchezza

Dato che lo zucchero era un lusso riservato alla gente altolocata, questi poi soffrivano le conseguenze di avere denti marci. Si tenga presente che questo marciume era anche il risultato dell’eccesso di tisane e della scarsa igiene orale.

I denti marci erano simbolo di ricchezza

Sebbene si trattasse di una condizione orale malsana, era considerata un simbolo di ricchezza, tanto che molti fingevano di soffrirne per sembrare ricchi. Lo facevano colorando i denti di marrone o lavandoli continuamente con un inzuppo di liscivia.

Controllo delle nascite non scientifico

Dall’odore del corpo come deterrente contro gli uomini all’inserimento di sterco di coccodrillo come metodo contraccettivo, possiamo concludere che l’epoca coloniale non è stata un periodo felice per le donne. Uno dei loro anticoncezionali non scientifici prevedeva un infuso a base di ingredienti alquanto discutibili.

Controllo delle nascite non scientifico

Questa miscela comprendeva un tè canadese ricavato dai genitali dei castori maschi. Nessuno conosce il principio scientifico su cui si basa questo intruglio, ma siamo tutti d’accordo sul fatto che faccia rivoltare lo stomaco.

Scarsa igiene = peccato

Mentre i medici non erano concordi sull’igiene personale, la religione interveniva con la sua ideologia sull’argomento. Essa sosteneva che la sporcizia era direttamente collegata al peccato e al diavolo.

Scarsa igiene = peccato

Questa opinione sembra essere stata ripresa pari pari dalla Bibbia, dove gli israeliti dovevano lavarsi prima di comparire davanti all’Onnipotente. Sfortunatamente, questa affermazione ha avuto delle implicazioni morali, inducendo le persone a limitare la loro frequentazione con coloro i quali si lavavano meno spesso.

I soldati poco puliti di George Washington

Durante la guerra d’indipendenza, George Washington già era consapevole che l’igiene personale fosse essenziale per prevenire la diffusione delle malattie. Così ordinò ai suoi uomini di lavarsi regolarmente. Tuttavia, questi ordini caddero nel vuoto e i suoi i soldati li ignoravano, dato che era una seccatura obbedire.

I soldati poco puliti di George Washington

Fortunatamente, George Washington riuscì a mantenere la pulizia dell’accampamento con l’aiuto delle “seguaci dell’accampamento”, donne che svolgevano servizi essenziali per l’esercito, tra cui la cucina, la pulizia, ecc.

Chiunque poteva estrarre un dente

Poiché non esistevano dentisti in America durante l’epoca coloniale, per ovviare al mal di denti era necessario recarsi da una persona esperta come il fabbro, il barbiere, lo speziale o il chirurgo.

Chiunque poteva estrarre un dente

Il sistema particolare che veniva adottato per l’estrazione dei denti consisteva in rimedi naturali contro il dolore, come l’alcol, i fichi e l’oppio per “addormentare” il dente dolorante o estrarlo. Ovviamente, queste procedure erano pericolose e spesso portavano a un’infezione della bocca per diversi mesi o addirittura anni.

George Washington comprava i denti

Non è un caso strano vedere George Washington comparire più volte in questa rassegna, dato che fu una figura importante durante l’epoca coloniale. Sembra inimmaginabile, ma secondo il libro mastro di George Washington, egli pagò sei sterline e due scellini a “Negri per nove denti per conto del dottor Lemoin”.

George Washington comprava i denti

Sebbene questo atto possa sembrare raccapricciante e disgustoso, era una pratica comune tra i poveri che barattavano i loro denti sani in cambio di denaro. La storia racconta che Washington ebbe problemi con i denti per tutta la vita.

Almeno 40 retroscena dei film più rappresentativi degli anni 2000 direttamente dal versante costumi

Invidiamo ancora l’abito rosa a Elle Woods, vogliamo ammetterlo?

Gli anni 2000 sono stati un periodo importante per la storia del cinema. Le immagini generate dal computer (CGI), gli effetti speciali avanzati e altre tecnologie cinematografiche emergenti hanno contribuito a dar vita alle storie che vediamo sul grande schermo in un modo mai visto prima. I costumisti che lavoravano a questi film hanno avuto la grande opportunità di creare personaggi nuovi diventati simbolo. Il duro lavoro e la loro creatività hanno contribuito a dar vita ad alcuni dei film più memorabili di quest’epoca. Ora, andate dietro le quinte e curiosate negli armadi dei vostri film preferiti degli anni 2000 con questi simpatici aneddoti sulla moda.

La clausola contrattuale legata allo stile di Reese Witherspoon in La rivincita delle bionde

Non è strano che gli attori vogliano portarsi a casa dei ricordi dai set cinematografici, ma la bellezza di settantasette paia di scarpe Jimmy Choo? Per l’attrice Reese Witherspoon, il guardaroba del suo personaggio di La rivincita delle bionde era troppo bello per rinunciarvi.

La clausola contrattuale legata allo stile di Reese Witherspoon in La rivincita delle bionde

La Witherspoon ha rivelato che era contrattualmente previsto che avrebbe potuto tenere per sé il vestiario tutto in rosa del personaggio Elle Woods del secondo film di La rivincita delle bionde nonché alcuni pezzi del primo film. Fortunatamente per i fan, l’attrice ha festeggiato il 15° anniversario del film indossando gli abiti di scena più caratteristici sui suoi profili social, compreso il famoso bikini di paillettes!

Disegnare i costumi per Dreamgirls non è stato affatto… un sogno

Il film musicale Dreamgirls, che ha contato un utilizzo di centoventi abiti originali, racconta la vita di tre donne alla ricerca del successo in campo musicale ed ha richiesto costumi molto ben fatti che si ispirassero a vari decenni.

Disegnare il guardaroba per Dreamgirls non è stato affatto… un sogno

All’epoca, la pluripremiata costumista Sharon Davis stava lavorando anche al film a tinte fosche, La ricerca della felicità. Per organizzare i suoi modelli, la Davis ha finito per memorizzare l’intero copione di Dreamgirls. Sebbene sia stata un’impresa, la stilista ha dichiarato: “Sono riuscita a trovare l’equilibrio tra i due mondi, quello del glam più sfacciato e quello di più modesto profilo”.

Gioielli degni di una gran dama sul set di Pretty Princess

Quando una regina del grande schermo come Julie Andrews, chiede diamanti, ottiene diamanti. Nel film adolescenziale, Pretty Princess, la Andrews interpreta la regina di un paese europeo immaginario chiamato Genovia.

Gioielli degni di una gran dama sul set di Pretty Princess

L’attrice, in perfetto stile reale, ha indossato gioielli prestati da Harry Winston per il valore di mezzo milione di dollari. Se quelli della Andrew erano autentici, il diadema dell’attrice Anne Hathaway è stato realizzato su misura con zirconi. Solo il meglio per due simboli di regalità del cinema.

Trovare costumi ben fatti e alla moda per Le pagine della nostra vita (The Notebook)

Sebbene quasi tutti associno la moda degli anni ’40 alle divine del cinema glamour, come Rita Hayworth e Katharine Hepburn, l’abbigliamento dell’epoca era tipicamente più utilitario e meno sgargiante. La costumista Karyn Wagner, per creare abiti di scena storicamente fedeli per l’attrice Rachel McAdams, è dovuta andare a cercare nelle collezioni conservate al Metropolitan Museum of Art di New York.

Trovare un guardaroba accurato e alla moda per Le pagine della nostra vita (The Notebook)

La Wagner ha voluto assicurarsi che i costumi riflettessero le distinzioni di classe tra i due innamorati, vestendo spesso la McAdams con abiti sartoriali e Ryan Gosling con vestiti che sembravano acquistati in un grande magazzino.

La gamma di colori perfettamente selezionati per 30 anni in 1 secondo

La maggior parte degli appassionati di quel film ricorda il famoso abito a righe indossato dal personaggio di Jennifer Garner nella scena cruciale del ballo sulle note di “Thriller”. Sebbene quell’abito sia divenuto memorabile, i costumisti ci hanno lavorato sodo per far sì che gli abiti dei personaggi trasmettessero un significato recondito.

La gamma di colori perfettamente selezionati 30 anni in 1 secondo

La costumista Susie Desanto ha utilizzato i colori per riflettere i cambiamenti che i personaggi subiscono nel corso del film. Mentre il personaggio della Garner indossa spesso colori rosa e pastello, i vestiti della sua “nemica” Lucy sono caratterizzati da colori scuri come il rosso e il nero, colori che la Desanto ha scelto per simboleggiarne le intenzioni più diaboliche.

Il blu di (500) giorni insieme

Alcuni credono nel simbolismo nascosto dei colori, ovvero che ciò che indossiamo rifletta inconsciamente la nostra personalità. Si ritiene che colori come il blu simboleggino la libertà, ma anche la tristezza. Nel film (500) giorni insieme , Zoey Deschanel interpreta una donna dallo spirito libero, vestita per l’appunto in blu.

Il blu di (500) giorni insieme

Secondo il regista Marc Webb, la sua unica richiesta al reparto costumi è stata quella di far vestire Sole unicamente di blu per tutto il film. L’unica eccezione è una scena in cui anche Tom, il suo sfortunato corteggiatore, indossa il blu, a simboleggiare che “l’intero mondo di Tom è un riflesso di Sole”.

Nuotare nei gioielli per Ocean’s 11

Anche se è diventata un nome arcinoto grazie a film come Colazione da Tiffany, la casa di gioielli di lusso Tiffany & Co. raramente presta dei pezzi da utilizzare nei film. Tuttavia, ha fatto un’eccezione per il film sulla rapina al casinò, Ocean’s 11.

Nuotare nei gioielli per Ocean’s 11

L’azienda era era così entusiasta di comparire nel film che ha inviato diverse fotografie della sua collezione ai costumisti, modificando persino i pezzi per poterli appendere in modo corretto A differenza dei soldi del casinò, siamo sicuri che Tiffany & Co. abbia recuperato tutta l’intera collezione.

Il famoso abito cremisi di Miss Detective

Nel film Miss Detective, il personaggio di Sandra Bullock è quello di un detective sotto copertura per sventare un attacco terroristico che si svolge durante un concorso di bellezza. Il film vede il suo personaggio scambiare la sua uniforme con una fascia da miss, ma il suo look successivo ha lasciato gli spettatori sbalorditi.

Il famoso abito porpora di Miss Detective

L’abito color lavanda che la Bullock indossa ancheggiando fuori dall’hangar degli aerei, disegnato da Herve Leger, è stato in realtà preso dall’armadio. La costumista Susie DeSanto dice che voleva un abito che “lasciasse a bocca aperta”. Ci è sicuramente riuscita.

La maschera originale di Goblin ha spaventato la stessa troupe di Spider-Man

Mike Conroy, storico del fumetto, ha affermato che tra tutti i malvagi dei fumetti di Spider-Man, “il più folle e terrificante di tutti è Goblin”. Se il cattivo apparso sullo schermo era già sufficientemente da incubo, l’aspetto originale era così inquietante da spaventare persino la troupe del film.

La maschera originale di Goblin ha spaventato la stessa troupe di Spider-Man

Nel film, Willem Dafoe (Goblin) indossa una maschera verde metallizzata, ma la maschera originale era animatronica e simile alla pelle, con un aspetto molto più terrificante. Sebbene quest’ultima non sia finita sugli schermi, esistono numerosi e inquietanti documenti fotografici che la ritraggono… che non farebbero dormire la notte.

Moda e avanguardia in Mean Girls

Quasi tutti i patiti del film Mean Girls sanno citare a memoria i loro personaggi preferiti. Quello che forse la maggioranza non sa è che la costumista si è impegnata a fondo per far sì che le “Plastics” fossero le liceali più trendy d’America.

Moda e avanguardia in Mean Girls

Dato che voleva che queste ragazze fossero al passo con i tempi, nonostante l’uscita ritardata del film, Mary Jane Fort ha viaggiato in Europa alla ricerca di ispirazione. Sapeva che quando queste tendenze sarebbero arrivate negli Stati Uniti, avrebbero creato un guardaroba perfettamente “fetch”.

La lotta per trovare abiti autentici per Slumdog Millionaire

Per rappresentare con esattezza le difficoltà della vita degli orfani indiani, i costumisti hanno usato la carta vetrata per danneggiare gli abiti di scena, in modo da farli sembrare autenticamente usati e logori.

La lotta per trovare abiti autentici per Slumdog Millionaire

Ad un certo momento, capitarono sul set del film alcune ragazze povere. La costumista, Suttirat Anne Larlarb, notò i loro vestiti laceri e offrì alle ragazze i suoi abiti nuovi in cambio dei loro vestiti “straordinariamente e perfettamente sporchi”. Sembra che sia stato un giorno fortunato per tutte le persone coinvolte.

Rivisitare il passato per disegnare i costumi di Quasi famosi

Per disegnare gli abiti di scena del film semi-autobiografico di Cameron Quasi famosi, è stato necessario esaminare filmati e fotografie originali scattati durante i tour musicali degli anni Settanta. La costumista, Betsy Heimann, ha passato al setaccio le fotografie originali di Crowe e quelle scattate ai concerti di leggende del rock come gli Eagles, Neil Young e gli Allman Brothers.

Rivisitare il passato per disegnare i costumi di Quasi famosi

Anche se gli abiti sembrano provenire da negozi vintage, la Heimann li ha in realtà disegnati e creati per il film. Il pezzo più memorabile, la pelliccia ispida di Penny Lane, è stata in realtà realizzata con scarti di tessuti da tappezzeria e addirittura da un tappeto di Urban Outfitters.

L’incredibile quantità di costumi impiegati nei vari film di Il Signore degli Anelli

Portare sul grande schermo il mondo fantastico dello scrittore J.R.R. Tolkien non è stato un compito facile. Per i costumisti, Ngila Dickson e Richard Taylor, questo ha significato anni di meticolosa realizzazione dei costumi per i tre mitici film di avventura fantasy.

L’incredibile quantità di costumi impiegati nei vari film di Il Signore degli Anelli

Dalla progettazione dei leggerissimi abiti degli elfi agli stracci rattoppati degli Hobbit, i costumisti hanno dovuto creare quaranta versioni di ogni costume. Si stima che, con l’aiuto di quaranta sarte, abbiano creato diciannovemila costumi!

La giacca di Twilight

Una delle scene più famose di Twilight mostra Bella con una semplice giacca cargo blu, acquistata in un outlet dalla costumista Wendy Chuck.

Twilightla giacca

Dopo l’uscita del film, il marchio di moda di giacconi BB Dakota ha utilizzato le immagini del marchio visibili nel film nella sua campagna pubblicitaria. Summit Entertainment, la casa di produzione dei film di Twilight, ha fatto causa alla BB Dakota per violazione del copyright e del marchio. La giacca può ancora essere acquistata, ma non può più essere pubblicizzata come uno strumento per conquistare “il vampiro più sexy del liceo”.

Il potere di un paio di scarpe in Pirati dei Caraibi

Mai sottovalutare il potere di un paio di scarpe. Nel caso dell’attore Stellan Skarsgård, un paio di scarpe troppo grandi sono servite a dar vita al suo personaggio in Pirati dei Caraibi – La maledizione del forziere fantasma.

Il potere di un paio di scarpe in Pirati dei Caraibi

Quando la costumista, Penny Rose, ha consegnato a Skarsgård le grosse scarpe, egli ha trasformato la difficoltà di camminarci nella particolarissima andatura del suo personaggio, Bootstrap Bill. Questo è solo uno dei tanti esempi di costumisti che danno il loro contributo affinché gli attori caratterizzino i personaggi grazie anche ai loro costumi.

Quel vestito verde in Espiazione

Solo pochi abiti riescono ad essere così mozzafiato per il pubblico come l’abito verde smeraldo che Keira Knightly indossa in Espiazione. Questo gioiello di abito ha avuto un tale effetto che le sue riproduzioni sono state vendute per decine di migliaia di dollari.

Quel vestito verde in Espiazione

Keira Knightly indossa l’abito verde brillante in una scena d’amore indimenticabile tra il suo personaggio e quello di James McAvoy. La costumista, Jacqueline Durran, voleva creare un “abito memorabile”, ma non aveva previsto che le sue riproduzioni sarebbero state vendute a più di 30.000 dollari.

Scarpe firmate in Marie Antoinette

Quando la regista Sophia Coppola era alla ricerca di uno stilista che realizzasse scarpe adatte alla regina di Francia, aveva in mente un solo nome: Manolo Blahnik..

Scarpe firmate in Marie Antoinette

La Coppola chiese allo stilista spagnolo di creare le scarpe per il suo film storico Marie Antoinette, un’interpretazione altamente personalizzata della vita della corte reale del diciottesimo secolo. Utilizzando immagini di calzature storicamente accurate dell’epoca, combinate con la creatività che lo contraddistingue, le colorate creazioni di Blahnik sono di proposito ben visibili in tutto il film.

L’unica cosa che temeva l’Uomo Ragno

Esistono alcune cose che dovrebbero essere dette prima di accettare un lavoro. Per l’attore Tobey Maguire, accettare il ruolo di Spider-Man significava non rivelare un particolare molto importante, che soffriva di claustrofobia.

L’unica cosa che temeva Spider-Man

Per sua sfortuna, questo segreto è stato svelato solo quando Maguire ha perso i sensi ed è collassato quando era del tutto ricoperto da strette bende di gesso. Le bende facevano parte del procedimento utilizzato per creare lo stampo del corpo per il suo “costume da Spidey”. Maguire, da vero professionista, finì per portarsi a casa uno dei primi prototipi del costume per abituarsi a indossarlo.

Gli abiti non proprio glamour di Meryl Streep in Mamma Mia

Nel film musicale, Mamma Mia, gli abiti da scena poco curati del personaggio di Meryl Streep sono stati realizzati in modo da sembrare il più realistici possibile.

Gli indumenti non proprio glamour di Meryl Streep in Mamma Mia

Nel film, la Streep interpreta una madre single proprietaria di un piccolo hotel nelle isole greche. Secondo la costumista, Ann Roth, la sua salopette è stata appositamente tinta di un’unica tonalità di blu che, secondo lei, simboleggiava “la divisa da lavoro europea”, mentre la camicia da contadina sembra che “gliel’abbia data una donna che lavorava nella cucina dell’hotel”. Per fortuna, alla fine la Streep abbandona la salopette e indossa qualcosa di molto più incantevole per la cover di “Super Trouper” degli ABBA.

Il look chic di Kate Hudson per Come farsi lasciare in 10 giorni

Negli anni 2000 sembrava che Kate Hudson fosse molto vicina a diventare la regina della commedia romantica. Sebbene l’attrice abbia sempre sposato uno stile più spensierato e disinvolto fuori dallo schermo, ha fatto di tutto per impersonare il personaggio della redattrice perfettamente elegante della rivista femminile Composure, Andie Anderson.

Il look chic di Kate Hudson per Come farsi lasciare in 10 giorni

La Hudson si è incontrata a Parigi con la costumista Karen Patch per acquistare gli abiti urban-chic di Andie. Ha anche lisciato i suoi capelli ricci naturali. Più di dieci anni dopo, i costumi del film sono ancora apprezzati dalle riviste di moda come ispirazione per creare vestiario da ufficio alla moda.

La marca di quel prodigioso paio di jeans in 4 amiche e un paio di jeans

Il film 4 amiche e un paio di jeans racconta la storia di quattro amiche che stanno attraversando cambiamenti importanti nelle loro vite. Nonostante questi cambiamenti, le ragazze sono legate ad un paio di jeans che sembrano adattarsi stupendamente ai loro corpi da urlo.

La marca di quel prodigioso paio di jeans in 4 amiche e un paio di jeans

Sebbene la sceneggiatura non menzioni la marca di questi jeans meravigliosi, l’autrice Ann Brashares ha rivelato che si tratta di jeans Levi’s di seconda mano. Questa dichiarazione ha portato alla comparsa della famosa etichetta rossa dell’azienda nella locandina del film e persino ad una campagna pubblicitaria congiunta tra il film e la marca di jeans.

Che ne è stato di quegli abiti elegantissimi caratterizzanti Il diavolo veste Prada?

Interpretare una stagista in una rivista di moda ha i suoi vantaggi, anche se significa avere a che fare con un capo diabolico. Per gli attori sul set di Il diavolo veste Prada , vestire alcune delle griffe più prestigiose faceva parte del ruolo. Che fine hanno fatto questi abiti lussuosi?

Che ne è stato di quegli abiti elegantissimi caratterizzanti Il diavolo veste Prada?

Al termine delle riprese, le star decisero che sarebbe stato meglio mettere all’asta questi capi firmati. Mentre quasi tutti sono stati messi all’asta, la Hathaway ha avuto difficoltà a separarsi dal memorabile cappotto verde vintage del film e lo ha acquistato, definendolo “unico nel suo genere”.

I gioielli preziosi di Moulin Rouge

Quando all’inizio del musical Moulin Rouge, una Nicole Kidman in corsetto canta “I diamanti sono i migliori amici di una donna” non stava scherzando. Il personaggio della Kidman, Satine, indossa una sfarzosa collana di diamanti, considerata il gioiello più costoso mai realizzato per un film.

I gioielli preziosi di Moulin Rouge

Disegnata dal gioielliere Stefano Canturi, la collana soprannominata “Satine” era formata da 1.308 diamanti e pesava circa 134 carati. La collana era talmente preziosa che, nella scena in cui viene strappata, è stata utilizzata una “controfigura” in argento e cristallo con chiusura magnetica.

Il significato della tuta gialla di Kill Bill

L’audace tuta da ginnastica gialla e nera di Uma Thurman non è stata solo un cambiamento del tutto nuovo per gli spettatori abituati a vedere le protagoniste femminili indossare abiti succinti nelle scene d’azione, ma l’outfit vuole anche trasmettere un riferimento.

Il significato della tuta gialla di Kill Bill

La particolare mise in giallo e nero con le scarpe Onitsuka Tiger Mexico 66 abbinate erano in realtà ispirate a un costume simile che la leggenda delle arti marziali, Bruce Lee, indossò nel suo ultimo film, Game of Death. Nonostante la storia toccante, il regista Quentin Tarantino ha rivelato che la Thurman “destava” quella mise, pensando che la facesse sembrare un “ghiacciolo alla banana”.

Il mantello super segreto di Batman Begins

Per il film Batman Begins, la costumista Lindy Hemming voleva creare un mantello del tutto speciale per il supereroe di Gotham. La Hemming e i suoi collaboratori hanno allestito a Londra un laboratorio segreto altamente sicuro, chiamato “Città del Capo”, protetto da una sicurezza attiva 24 ore.

Il mantello super segreto di Batman Begins

Lì, insieme ad almeno quaranta persone, ha realizzato le “tute da pipistrello” del film con un tessuto inventato da loro stessi, simile al nylon dei paracadute. Il tessuto è stato poi spalmato con fibre elettrostatiche come nel processo utilizzato per ridurre al minimo il rilevamento dei visori notturni da parte del Ministero della Difesa britannico.

La storia del vestito “per quando ci si lascia” in La rivincita delle bionde

La truccatrice di Hollywood Molly Stern è nota per aver abbellito alcuni dei volti più famosi del mondo. Per La rivincita delle bionde , la Stern ha posato il pennello da trucco per prendere su ago e filo e realizzare uno degli abiti più emblematici del film: l’abito rosa acceso che Elle Woods indossa nella disastrosa scena della proposta di matrimonio.

La storia del vestito “per quando ci si lascia” in La rivincita delle bionde

La Stern ha realizzat questo abito aderente con un “jersey sottile ed elastico” e cucendolo a mano. Sebbene la proposta di Elle Woods alla Warner non sia stata un successo, l’abito ha continuato a stupire il pubblico.

Anna di Quel pazzo venerdì doveva essere totalmente diversa

In Quel pazzo venerdì, Lindsay Lohan interpreta un’adolescente di nome Anna che, per magia, con la madre si scambiano le proprie vite dopo aver preso un misterioso biscotto della fortuna. Sebbene la maggior parte dei critici ritenga che la Lohan abbia interpretato bene il ruolo, pochi sanno che il personaggio di Anna doveva essere originariamente una ragazza di ambiente gotico.

Anna di Quel pazzo venerdì doveva essere totalmente diversa

Tuttavia, la Lohan riteneva che l’anima gotica di Anna non sarebbe stata credibile e decise di presentarsi all’audizione vestita in modo completamente diverso, ovvero in abiti da collegiale, sperando che i registi avrebbero riscritto il personaggio. Il piano della Lohan funzionò e, sebbene il personaggio abbia mantenuto una certa “spigolosità”, il pubblico ha apprezzato la sua interpretazione.

Il messaggio importante delle maglie di Sognando Beckham

Nel film Sognando Beckham , Jesminder “Jess” (Kaur Bhamra) decide di inseguire il sogno di diventare una calciatrice, nonostante ciò vada contro la volontà dei suoi genitori, conservatori indiani Sikh. Pur toccando alcuni temi importanti, il film rende omaggio, in modo velato, alle leggende del calcio.

Il messaggio importante delle maglie di Sognando Beckham

Nella pellicola vediamo Jess indossare una maglia da calcio con il numero sette, lo stesso numero che indossava David Beckham quando militava nel Manchester United. Anche Jules, l’amica di Jess, indossa un numero di maglia importante: il numero nove, indossato dalla calciatrice professionista Mia Hamm..

Il segreto delle famose giacche di pelle del detective Shaft

Gli storici della moda maschile hanno spesso citato i film ‘Shaft’ come se avessero contribuito a rendere popolari le giacche di pelle. In fase di ideazione dei costumi per il poliziotto trasformato in vigilante, la costumista Ruth Carter si è avventurata nei ristoranti e nei negozi etnici di New York per farsi un’idea di ciò che il detective avrebbe potuto indossare.

Il segreto delle famose giacche di pelle del detective Shaft

Infine decise che il detective Shaft avrebbe dovuto indossare giacche di pelle per tutto il film, ognuna delle quali avrebbe rappresentato uno stato d’animo (classico, ribelle, spietato e alla mano). In linea con il tema della pelle, la Carter ha cercato centinaia di giacche di pelle, molte delle quali sono andate distrutte durante le tante scene di violenza del film.

L’abito da incubo della principessa di Come d’incanto

Nel film fantasy romantico Come d’incanto, Amy Adams interpreta una principessa catapultata dal suo mondo animato e fiabesco sulle strade malfamate di New York. Per l’attrice, girare le scene in cui indossa un abito da principessa è stato tutt’altro che incantevole.

L’abito da incubo della principessa di Come d’incanto

L’abito da principessa che indossava all’inizio del film pesava almeno undici chilogrammi e, secondo la Adams, ci sono voluti circa quindici minuti per indossarlo. Realizzato con oltre duecento metri di tessuto scintillante e con cerchi d’acciaio per dare struttura all’abito, anche solo camminare era estremamente difficile. Fortunatamente per la Adams, man mano che il film va avanti, i suoi abiti diventano sempre più moderni.

La vera storia degli abiti di scena rivelatori di Erin Brockovich

Nel film drammatico Erin Brokovich, Julia Roberts interpreta un’impiegata di uno studio legale che si imbatte in prove schiaccianti relative ad una fonte di approvvigionamento idrico locale inquinata da una grande azienda. Il film, basato su una storia vera e imperniato sulla figura di questa donna, ha attirato oltre che per la storia, anche per i capi indossati dalla Roberts.

La vera storia degli abiti di scena rivelatori di Erin Brockovich

Mentre alcuni hanno criticato i costumi, il regista Steven Soderbergh ha difeso le scelte di moda della Roberts, sostenendo che, quando la vera Erin Brokovich ha visto il film, ha affermato: “L’unica cosa imprecisa è che le gonne non erano abbastanza corte”. In effetti, al primo incontro con il produttore del film, la Brokovich indossava una minigonna molto corta e un gilet di pelle.

Il cambio d’abito di Sam in A Cinderella Story

Il film A Cinderella Story, si rifà alle tematiche della fiaba classica, ma con un tocco particolare: invece di lasciare la scarpetta dopo una notte romantica con il principe, lascia il suo cellulare.

Il cambio d’abito di Sam in A Cinderella Story

Originariamente, la costumista Denise Wingate voleva che il personaggio di Hilary Duff indossasse un abito azzurro scintillante, tipicamente Disney, per il ballo in cui incontra il suo corteggiatore. Dopo averlo provato davanti alla telecamera, la Wingate ha deciso di rendere più moderno quell’abito da ballo, optando per un elegante abito bianco di Monique Lhuillier.

Il sottile riferimento al film originale di Indiavolato

Il diavolo indossa abiti firmati. Nel remake del 2000 della pellicola originale del 1967, Elizabeth Hurley interpreta un angelo caduto molto alla moda. Indossando abiti di Versace, cappotti di Fendi e una giacca rossa di Sonja Rykiel, la versione del diavolo sullo schermo della Hurley è la più alla moda della storia del cinema.

Il sottile riferimento al film originale di Indiavolato

La costumista, Deena Appel, ha fatto in modo di incorporare colori simbolici come il rosso e il nero, ma ha anche reso omaggio all’opera antecedente. All’inizio del film, quando il personaggio di Brendan Fraser incontra il diavolo, il personaggio della Hurley indossa occhiali scuri simili a quelli del diavolo di Peter Cook nella versione originale.

Gli abiti di scena griffati presi in prestito da Tutta colpa dell’amore (Sweet Home Alabama)

Nella commedia romantica Tutta colpa dell’amore , Reese Witherspoon interpreta una stilista emergente di New York. Desiderosa di lasciarsi alle spalle le sue radici del Sud e di diventare una donna à la page di Manhattan, secondo la costumista del film, Sophie Carbonell, l’abbigliamento di Melanie Carmichael “doveva essere sobrio, ma accattivante”.

Gli abiti di scena griffati presi in prestito da Tutta colpa dell’amore (Sweet Home Alabama)

Per creare una collezione alla moda che fosse credibile, la Carbonell ha utilizzato, come modelli per la protagonista, gli abiti disegnati da Marc Jacobs per la collezione primavera-estate 2002. La costumista, che ha anche lavorato con la Witherspoon per La rivincita delle bionde, si attenne ad una sola regola per gli abiti di scena: “Assolutamente niente rosa!”.

I costumisti di Ragazze nel pallone hanno assistito a vere e proprie competizioni tra ragazze pon-pon

Per la costumista Mary Jane Fort, disegnare gli abiti di scena per il film Ragazze nel pallone l’ha condotta in un territorio sconosciuto: il mondo agonistico delle ragazze pon-pon. Per studiarne le uniformi, lei e i suoi collaboratori hanno visitato un campo di addestramento e hanno assistito alle gare.

I costumisti di Ragazze nel pallone hanno assistito a vere e competizioni tra ragazze pon-pon

Non essendo convinta dello stile che le squadre di ragazze pon-pon prediligevano nella vita reale, la Fort ha modificato le uniformi tradizionali per una resa migliore sullo schermo. Oltre a vestire centinaia di cheerleader per il film, ha anche disegnato i caratteri tipografici utilizzati nei vari loghi della squadra.

I costumisti di 27 Dresses hanno trovato orribili troppi abiti

Quasi tutte le donne hanno un po’ di timore quando ricevono un abito da damigella, ma non la costumista Catherine Thomas di 27 Dresses. Il film, incentrato su una donna che fa sempre la damigella d’onore, presenta una linea di scelte di moda molto discutibili.

I costumisti di 27 Dresses hanno trovato orribili troppi abiti

La Thomas e i suoi collaboratori hanno sfogliato cataloghi e ascoltato le “storie terrificanti” delle damigelle d’onore per trovare il meglio del peggio degli abiti. Il regista ha persino detto alla sua costumista: “Li voglio grandi, brutti e sgargianti, ogni sfumatura di colore, ogni stile”. Fortunatamente, non c’è carenza di abiti da damigella ridicoli, e la Thomas è stata costretta a scegliere ventisette su cinquanta capi sopra le righe.

I segreti di Le ragazze del Coyote Ugly per gli abiti di scena tutti di pelle

Basato su un bar di New York realmente esistente, i capi di vestiario dei baristi/performer di Le ragazze del Coyote Ugly consistevano in vari capi in pelle, un materiale che, come noto, non facilita il movimento.

I segreti di Le ragazze del Coyote Ugly per gli abiti di scena tutti di pelle

La costumista del film, Marlen Stewart, ha utilizzato pelle elasticizzata e soffietti per non guastare i costumi durante le scene di ballo. La Stewart, che ha lavorato in uno dei tour di Madonna, sapeva quanto fosse importante avere abiti pratici quando si trattava di ballare. Lei e i suoi collaboratori hanno realizzato circa il 70% degli abiti del film, affermando che “si fa prima a creare piuttosto che cercare”.

La tenera ispirazione di Sophia Coppola per Marie Antoinette

Mentre molti film storici utilizzano colori scuri e cupi, la regista Sophia Coppola ha scelto di ispirarsi ai popolari pasticcini parigini: i macaron francesi.

La tenera ispirazione di Sofia Coppola per Marie Antoinette

Nel suo film, Marie Antoinette, utilizza i tenui colori pastello di quella pasticceria ovunque e ha collaborato con la costumista per creare gli abiti color confetto indossati dai personaggi. Pur essendo strutturalmente fedeli dal punto di vista storico, i costumi erano molto più colorati dei veri abiti indossati dalla famiglia reale.

L’abito da sposa di tono minore per Keira Knightly in L’amore davvero

In pochi hanno dimenticato la scena in cui Andrew Lincoln dichiara il suo amore alla moglie del suo migliore amico, interpretata da Keira Knightly, attraverso una serie di cartelli scritti a mano. Ma prima di questa confessione, la Knightly viene vista in un abito da sposa rifinito di piume….

L’abito da sposa di tono minore per Keira Knightly in L’amore davvero

Se questo look era a dir poco unico, l’abito originale immaginato dal regista Richard Curtis era molto più audace. Secondo la costumista del film, Joanna Johnston, Curtis voleva che la Knightley indossasse un mini-top “con la pancia scoperta”. La Johnston disse al regista: “Un ventre nudo in chiesa non si può fare!” e disegnò invece il look aderente con le piume.

Il tributo alla moda di Cameron Diaz in Charlie’s Angels

Una delle scene più memorabili del film Charlie’s Angels è quella in cui Alex (Cameron Diaz), viene trascinata a ballare sul palco del Soul Train. Alex inizia a ballare “Baby Got Back” di Sir Mix-a-Lot, con grande sgomento del pubblico. Anche se i suoi passi di danza non sono stati un successo, il suo abbigliamento invece sì.

Il tributo alla moda di Cameron Diaz in Charlie’s Angels

A quanto pare, la Diaz ha disegnato l’abito insieme al costumista del film, Joseph Aulisi. Secondo il regista, McG, “La Cameron è impazzita, ma si è divertita molto” quando collaborava con lo stilista.

La storia del look inconfondibile di Joker nel Cavaliere Oscuro

Mentre la maggior parte delle versioni cinematografiche di Joker cercano di rimanere fedeli alle radici fumettistiche del personaggio, la costumista del Cavaliere Oscuro, Lindy Hemming, ha scelto di ispirarsi alle moderne rockstar. La Hemming ha voluto che Joker indossasse abiti vissuti invece di un costume tradizionale.

La storia del look inconfondibile di Joker nel Cavaliere Oscuro

La Hemming ha anche raccontato che, per creare un look originale per il clown maniaco (Heath Ledger), è stato necessario assicurarsi che un altro clown professionista non avesse già usato quello specifico disegno del trucco facciale. Si è scoperto che esistono veri e propri registri di trucco da clown con immagini di facce dipinte sulle uova, al fine di prevenire eventuali imitazioni.

Lo stile personale di Sophia Coppola legato a L’amore tradotto (Lost in Translation)

Il film cult di Sophia Coppola, L’amore tradotto, è noto per la sua storia raffinata ma incisiva. Mentre il film è incentrato su due americani che si sentono fuori posto in Giappone, la Coppola si è sentita perfettamente a suo agio nel lavorare con lo stilista Marc Jacobs per disegnare i costumi del film.

Lo stile personale di Sofia Coppola legato a L’amore tradotto (Lost in Translation)

Jacobs, che è un caro amico della regista Coppola, ha fornito gran parte degli abiti di scena di Scarlett Johansson, in linea con i gusti della regista. Le scelte di moda della Coppola hanno influenzato anche la famigerata scena della biancheria intima trasparente. La Johansson inizialmente non voleva indossare questa biancheria intima, ma si è convinta dopo che il regista l’aveva provata su di sé…

La felpa con cappuccio arancione in Se mi lasci ti cancello

Se mi lasci ti cancello tratta di cosa succederebbe se potessimo semplicemente dimenticare alcuni dei momenti più spiacevoli della nostra vita. Sebbene il film abbia toccato questi temi, gli spettatori non hanno potuto fare a meno di pensare alla felpa arancione con cappuccio di Kate Winslet.

La felpa con cappuccio arancione in Se mi lasci ti cancello

Risulta che la scelta di questo maglione sia stata voluta e maturata al momento di decidere gli abiti di scena del film. Secondo la costumista, Melissa Toth, introdurre una felpa con cappuccio arancione fluo era l’unica richiesta di vestiario del regista. Voleva qualcosa che desse nell’occhio come, appunto, una felpa con cappuccio che si abbinasse ai capelli altrettanto fluorescenti della protagonista.

I costumi impermeabili dei Pirati dei Caraibi

Per Johnny Depp, recitare nel film I Pirati dei Caraibi ha significato trascorrere più tempo in mare aperto e meno sulla terraferma. Nel ruolo del Capitano Jack Sparrow, Depp trascorre la maggior parte del film in acqua o in prossimità di essa, cosa che gli addetti ai costumi hanno dovuto tenere presente per le loro creazioni.

I costumi impermeabili dei Pirati dei Caraibi

In particolare, la costumista Penny Rose ha raccontato di aver deciso di realizzare in gomma il caratteristico cappello del Capitano Jack Sparrow, a causa dell’abitudine di Depp di gettarlo in mare. La Rose dice: “Ne abbiamo fatti una decina, ero esasperata e l’ho fatto copiare in gomma. Ma è identico in tutto e per tutto”.

I doposci di Napoleon Dynamite

In pochi avevano previsto il successo di Napoleon Dynamite. L’ormai classico film di culto sui liceali di una cittadina dell’Idaho ha conquistato il pubblico nei primi anni 2000. Una delle scene più memorabili è quella di Napoleone (interpretato da Jon Heder) che balla “Canned Heat” di Jamiroquai con degli ingombranti moon boot.

I doposci di Napoleon Dynamite

Tuttavia, trovare dei doposci è stata un’impresa per i registi, che hanno girato il film in estate. Fortuna volle che lo zio dei registi ne aveva ancora un paio, che hanno utilizzato per tutto il film e nella famigerata scena del ballo.

L’abito di Pretty Princess già visto

Il film Pretty Princess narra la storia di una ragazza americana che scopre di essere in realtà un membro di una famiglia reale europea. Anche se Genovia è inesistente come paese europeo, i registi si sono ispirati ai reali del Vecchio Continente per disegnare i costumi.

L’abito diPretty Princess già visto

In una scena, la principessa Mia (Ann Hathaway) indossa un abito azzurro polvere praticamente identico a quello indossato veramente dalla principessa Vittoria di Svezia in occasione di un galà per il Premio Nobel nel 1997.

Rendere il film (500) giorni insieme sempre attuale

La commedia sentimentale, (500) giorni insieme , è ispirata ad una storia vera. Non sorprende che il regista e lo sceneggiatore del film abbiano chiesto alla costumista, Hope Hanafin, di rendere il più realistico possibile il vestiario dei personaggi.

Rendere il film (500) giorni insieme sempre attuale

Leggendo la sceneggiatura, la Hanafin capì che Sole avrebbe indossato abiti di poco prezzo e che le scarpe avrebbero tenuto conto del fatto che era solita prendere i mezzi pubblici. La costumista desiderava che gli spettatori si immedesimassero nei momenti del film, così condivisibili, senza essere distratti dalla “stravaganza della moda”. Le scelte stilistiche di Hope Hanafin hanno contribuito a far sì che il film sia sempre attuale, così come lo era quando uscì nel 2009.